Speciale personale/2 – A rischio anche il turn over al 100%
13 Gennaio 2020 - Il Sole 24 Ore - Enti Locali & PA - di Tiziano Grandelli e Mirco Zamberlan
La promessa era: «Maggiori assunzioni per tutti» visto l’esodo conseguente ai pensionamenti con Quota 100. In realtà una serie di Comuni restano con il cerino in mano in quanto si realizza un sostanziale blocco dei nuovi reclutamenti di personale. E, tra l’altro, non sono le amministrazioni meno virtuose.
Il decreto legge 34/2019, nella versione modificata dalla legge di bilancio 2020, affida a un decreto ministeriale l’individuazione della fasce nelle quali collocare i Comuni in base al rapporto fra spesa di personale ed entrate correnti. Per la prima fascia, dove questo rapporto è poco elevato, è possibile assumere liberamente, seppur nel limite di percentuali di incremento della spesa di personale prestabilite.
Per una terza fascia, dove il rapporto fra spesa di personale ed entrate correnti risulta molto elevato, si deve programmare, entro il 2025, una tendenziale riduzione della spesa di personale fino ad arrivare ad un valore soglia stabilito nello stesso decreto. Infine, nella seconda fascia, compresa fra le prime due, i Comuni non possono incrementare la spesa di personale rispetto a quella registrata nell’ultimo rendiconto della gestione approvato.
In base alla bozza di Dm approvata in Conferenza unificata, le amministrazioni locali hanno iniziato a ragionare sul da farsi a regime. Oltre ai consueti dubbi interpretativi, è emerso che per i Comuni che si collocano nella seconda fascia si realizza un blocco delle assunzioni. Il divieto di incrementare la spesa di personale, ad una prima lettura, sembrerebbe consentire un turn over al 100% in quanto si compensa l’uscita di un dipendente con l’assunzione di un nuovo lavoratore.
La quantità da tenere sotto controllo, però, non è rappresentata, come in passato, dalla spesa per cessazioni, ma da tutta la spesa di personale. E questa, nel 2020, si incrementerà per sua natura almeno per due fattori:
1. Gli oneri a regime che si riversano nel corrente anno per le assunzioni effettuate nel 2019 (numerose a seguito dell’entrata in vigore della disposizione che consentiva di utilizzare i resti dei 5 anni precedenti e la spesa per cessazioni verificatesi nella stessa annualità)
2. Gli aumenti di stipendio che il nuovo contratto collettivo di lavoro dovrà prevedere. La bozza di decreto ministeriale, infatti, non stabilisce, per il calcolo della spesa di personale, alcuna esclusione.
A fronte di questi incrementi, rispetto ai quali non vi è discrezionalità delle amministrazioni, i Comuni devono mettere in atto azioni volte ad evitare l’aumento della spesa di personale. Da un lato, potranno ridurre le assunzioni a tempo determinato e/o di lavoro flessibile, ma i valori a disposizione sono già esigui a causa dei relativi tetti di spesa. Anzi, i Comuni prossimi a elezioni potranno incontrare problemi non indifferenti nel ricorso ad assunzioni ai sensi degli articoli 90 e 110 del Tuel. Dall’altro, e questa, probabilmente sarà l'unica vera strada perseguibile, dovranno rinunciare alla sostituzione del personale che cesserà dal servizio. Le nuove assunzioni verrebbero azzerate, con una situazione peggiore rispetto ai Comuni che si collocano in terza fascia e che possono avere i conti anche molto meno in ordine.
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