Contratti, sul maxi anticipo di Natale doppio ostacolo negli enti locali
23 Ottobre 2023 - Il Sole 24 Ore – Norme & Tributi+ Enti Locali - di Tiziano Grandelli e Mirco Zamberlan
In breve
Oltre all’incognita risorse va calcolato l’impatto sui tetti alla spesa di personale
Nell’attesa dei rinnovi contrattuali nel pubblico impiego a dicembre arriva il super-anticipo previsto nel decreto approvato dal Governo lunedì scorso (Nt+ Enti locali & edilizia del 17 ottobre). L’ammontare sembra molto semplice da calcolare: l’indennità di vacanza contrattuale di dicembre moltiplicata prima per 13, per annualizzare l’importo, e poi per un coefficiente pari a 6,7. Ma l’anticipo non è per tutti: è riservato ai dipendenti a tempo indeterminato in servizio nella Pa statale; con l’esclusione di precari. Ed è facoltativo per gli enti che finanziano il personale sul proprio bilancio. Tutto facile? Tutt’altro visto che il testo non affronta le tematiche applicative.
Se il dipendente è in servizio tutto l’anno a tempo pieno non ci sono particolari problemi di quantificazione. La questione si complica se il dispendente è stato assunto durante l’anno o al limite il 1° dicembre 2023. In questi casi si deve corrispondere l’importo pieno o la somma va parametrata al periodo lavorato nell’anno? Analoghe considerazioni valgono nel caso in cui si sia usufruito di aspettative senza retribuzione o con retribuzione ridotta e per i part-time.
La lettera della norma prevede di aggiungere all’Ivc di dicembre il «relativo valore annuale». Dizione che può assumere una duplice valenza: l’indennità di dicembre moltiplicata per 13 oppure la somma corrisposta nel 2023. La prima interpretazione, semplicistica, pone tutti i dipendenti sullo stesso piano al di là del fatto che abbiano lavorato l’intero anno o solo per una parte. La seconda, decisamente più complicata sotto l’aspetto operativo, descrive in modo più equo l’evoluzione del rapporto di lavoro.
Tuttavia, anche questa soluzione si scontra con il fatto che in alcune situazioni le aspettative, le assunzioni e i cambi di part-time sono noti solo dopo la chiusura degli stipendi di dicembre, con la conseguente necessità, nel mese di gennaio, di effettuare conguagli retroattivi.
Se il finanziamento per le amministrazioni statali è previsto nel decreto anticipi, per le altre si deve raschiare il barile per trovare i fondi necessari. E i tempi sono strettissimi. Per gli enti che hanno già accantonato, nel bilancio di quest’anno e in quello precedente, somme cospicue per il rinnovo contrattuale lo sforzo finanziario richiesto potrebbe essere limitato. In caso contrario sarà molto difficile trovare la copertura e rispettare gli equilibri di bilancio. E il tutto in pochi giorni considerato che l’assestamento deve avvenire entro la fine di novembre rispettando i tempi imposti dall’iter di approvazione.
Ma per gli enti locali gli ostacoli non sono finiti. Pur ipotizzando di superare il problema delle risorse a bilancio, si deve tener conto dei limiti previsti dalla normativa vigente in materia di rapporto tra la spesa di personale e le entrate correnti contenuti nel Dm del 17 marzo 2020. Non è infatti possibile sterilizzare gli arretrati contrattuali al contrario di quanto avviene per la spesa storica. L’imputazione a bilancio 2023 di queste somme farebbe aumentare in modo significativo il numeratore con il rischio di far cambiare di fascia l’ente e con il conseguente effetto sulle capacità assunzionali. Ma anche se si rimanesse nella stessa fascia questo limiterebbe comunque gli spazi di manovra mettendo a repentaglio il piano occupazionale.