Cuneo, arretrati e accessorio bloccano il taglio
31 Luglio 2023 - Il Sole 24 Ore – Norme & Tributi+ Enti Locali - di Tiziano Grandelli e Mirco Zamberlan
In breve
Basta una voce extra per fermare lo sconto aggiuntivo introdotto a partire da luglio
Parte anche nella Pa l’ulteriore riduzione del cuneo fiscale del 4%, che si somma ai tagli già riconosciuti dalla legge di bilancio da gennaio pari al 3% per i redditi fino a 25mila euro e del 2% per la fascia 25-35mila euro, corrispondenti rispettivamente a 1.923 e 2.692 euro mensili. L’Inps, con il messaggio n. 1932/2023, ha fornito le istruzioni operative. Il meccanismo agisce sui contributi previdenziali a carico del dipendente e quindi il beneficio si vede immediatamente in busta paga. Si potrebbe pensare che l’aumento complessivo del netto sia, per i redditi vicini a 35mila euro annui, di circa 107 euro al mese, calcolato considerando l’importo mensile di 2.692 moltiplicato per il 4%. La realtà non è così rosea.
Il calcolo va effettuato mese per mese senza possibilità di conguaglio a fine anno. Se in un mese vengono corrisposti arretrati o salario accessorio non ricorrente si rischia di uscire dal tetto dei 2.692 euro. Considerando che un amministrativo ha una retribuzione fissa lorda di almeno 1.900 euro, se percepisce un compenso per produttività di circa 800 euro perde, per quel mese, lo sgravio del 6%, pari alla somma tra il 4% introdotto da luglio e il vecchio 2%. Stessa conclusione se vengono erogati gli arretrati da progressione orizzontale. Questo anche se a fine anno il dipendente non supererà i 35mila euro.
Singolare la previsione normativa che esclude la 13esima dall’incremento della riduzione del cuneo.
Il beneficio si crea a fronte della riduzione dei contributi a carico del dipendente calcolati sull’imponibile previdenziale. Di conseguenza, i minori contributi pagati a carico del dipendente determinano un corrispondente incremento dell’imponibile fiscale che sconta l’aliquota marginale. I nostri 107 euro pagano il 35% di Irpef, cioè circa 37 euro; l’effetto netto in busta arriva al massimo a 70 euro.
Al contrario, la circolare sembra magnanima nei confronti dei dipendenti che hanno più rapporti di lavoro contemporanei. Si tratta di un caso diffuso negli enti locali per il cosiddetto scavalco di eccedenza (appena esteso alle amministrazioni fino a 15mila abitanti) per cui un dipendente può avere un contratto a tempo pieno con un Comune e un secondo a part-time per massimo 12 ore. Poiché ci sono due autonomi contratti ogni datore di lavoro calcolerà il proprio massimale. In questo modo, anche se il dipendente superasse il tetto dei 2.692 euro, sommando i due imponibili, potrebbe beneficiare integralmente del bonus. Anzi, nel rapporto a tempo pieno probabilmente godrà del 6% e in quello a 12 ore, con ogni probabilità, arriverà al 7%.
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